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La Festa di Sant'Antonio Abate con il tradizionale fuoco nella valle del Gran Sasso a Teramo in Abruzzo La Festa di Sant'Antonio Abate con il tradizionale fuoco nella valle del Gran Sasso a Teramo in Abruzzo

Festa di Sant'Antonio Abate

La tradizione celebra la Festa di Sant’Antonio Abate il 17 gennaio, giorno della sua morte nel 356. La notte del 17 a Tossicia si accende un enorme falò e per tutta la notte si balla, si canta e si beve.

Nell’iconografia tradizionale è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o, più frequentemente, da animali domestici, in particolare il maiale, di cui è popolare protettore. Sant’Andonie de jennare (Sant’Antonio di gennaio), o anche conosciuto in dialetto abruzzese come Sant’Andonie de lu porche, è infatti riconosciuto come il protettore degli animali domestici, del bestiame, del lavoro dei contadini, del fuoco e delle malattie della pelle.

Proprio la rappresentazione del Santo con il maiale, simbolo di lussuria e del demonio per la tradizione orientale, in Abruzzo guadagna un’accezione diversa, che collega la figura di Sant’Antonio al mondo dei contadini e degli agricoltori e della sua protezione sul bestiame.

Nel giorno della sua memoria liturgica, infatti, in Abruzzo si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici. Tradizione che si tramanda sin dal Medioevo. Alcuni antichi racconti narrano come la notte del 17 gennaio sia una notte speciale e magica.

Si riporta come durante questa notte gli animali acquistino la capacità di parlare e per le persone vicine fosse di cattivo auspicio ascoltare le loro conversazioni. Oltre agli animali e al bestiame, la figura di Sant’Antonio è collegata al fuoco. Questo legame è dato dal significato del fuoco come purificazione ma anche come simbolo della vittoria del Santo dal diavolo, dalla tentazione e dall’inferno. Il falò di Sant’Antonio aveva una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri, poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e, tramite un’apposita campana fatta con listelli di legno, per asciugare i panni umidi.

Ma questa festa di gennaio non è solo rurale, infatti canti, suoni e sacre rappresentazioni colorano la notte del 17. Lu Sand Antonio è difatti una delle rappresentazioni più antiche che tutt’oggi in tutto l’Abruzzo è molto sentita soprattutto dai giovani. Ogni paese abruzzese viene travolto da musiche e da personaggi che interpretano le vicende di Sant’Antonio e delle sue tentazioni. I canti di questua, che si interpretano in occasione della festa di Sant’Antonio, narrano della lotta tra il santo e il demonio, tra il bene e il male, esaltando la vittoria del santo sul maligno.

Vengono eseguiti, ancora oggi, da squadre maschili, in genere composte da un numero limitato di cantori che si dividono le contrade e i quartieri da visitare. Durante le visite alle case vengono offerti ai questuanti il vino nuovo e i prodotti preparati per questa festa. I canti sono accompagnati dal suono dell’organetto e dall’immancabile campanella, simbolo del santo.

La figura principale del Santo viene riprodotta dal saio indossato dal protagonista della rappresentazione con alla vita un cordone bianco, baffi e lunga barba, un pesante bastone di legno e un crocifisso infilato nel cordone della cintura che viene spesso mostrato al diavolo per scacciarlo. Oltre a lui, i Romiti (eremiti) camuffati come il santo e il demonio con corna e vesti rosse.

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