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Foto della storia della ceramica di Castelli nella valle del Gran Sasso a Teramo in Abruzzo Foto della storia della ceramica di Castelli nella valle del Gran Sasso a Teramo in Abruzzo

Storia della ceramica di Castelli

Le origini della ceramica di Castelli si perdono nella notte dei tempi. Nonostante le diverse e talvolta fantasiose ipotesi avanzate da studiosi nel corso del tempo, oggi sulla nascita a Castelli di quest’arte sapiente non si hanno notizie certe. La presenza abbondante di argilla, acqua e legname ha senza dubbio giocato un ruolo essenziale nello sviluppo di questa produzione.

Le prime attestazioni di oggetti in ceramica, le così dette ingobbiate, risalgono non oltre la fine del XV secolo e non si conosce bene il momento in cui gli artigiani di questo piccolo borgo montano iniziarono a sostituire le antiche e rudimentali tecniche di decorazione con l’uso dello smalto invetriato, dando vita alle celeberrime produzioni in maiolica, che, nel giro di pochi decenni, raggiunsero livelli artistici straordinari. Da sempre la storia più antica della maiolica castellana è legata al nome di Orazio Pompei, che, con le sue produzioni di maiolica cinquecentesca, è da molti considerato il padre di questa illustre tradizione, fin troppo raffinata però già ai sui tempi, perché si possa parlare della nascita della produzione ceramica proprio in quest’epoca.

Certamente bisognerà pensare a fasi di sperimentazione precedenti, non attestate storicamente. Con Orazio Pompei e con la sua bottega, a cui sono stati nel tempo attribuiti il Primo Soffitto della chiesa di San Donato (riconducibile al XVI secolo) e importanti collezioni di maioliche, come il corredo Orsini-Colonna, per molti anni erroneamente attribuito alla città di Faenza, la maiolica castellana si fa conoscere ed apprezzare presso le nobili famiglie italiane. Con il Seicento inizia nella produzione ceramica castellana una fase nuova ed inedita, caratterizzata dall’adesione dei maestri artigiani allo stile Compendiaro, promosso, a partire dalla fine del Cinquecento, dalla Controriforma italiana, che chiedeva agli artisti una semplificazione di forme e colori, per veicolare in maniera più diretta un messaggio il più delle volte di carattere religioso.

È sulla scia di questa innovazione artistica che a Castelli, tra il 1615 e il 1617, viene realizzato il Secondo Soffitto della chiesa di San Donato, ancora oggi visibile all’interno del monumento, che resta uno dei saggi più celebri e più illustri di quest’arte, che ha ormai raggiunto livelli artistici straordinari. Ma è il Settecento il secolo d’oro della produzione castellana, quando, con i membri della famiglia Grue, Francesco, Carlo Antonio e Francesco Antonio principalmente, e con le famiglie Gentili e Cappelletti, che proprio all’interno della bottega Grue si formano, la maiolica del piccolo borgo viene commissionata, venduta ed apprezzata in tutta Europa. Si affermano così le produzioni istoriate, il paesaggio e si producono splendidi manufatti rifiniti in oro.

Nell’Ottocento Castelli vive un periodo di crisi economica senza precedenti; le maioliche castellane, surclassate dalle porcellane europee, non trovano più sbocco nei mercati italiani. I ceramisti sono dunque costretti a modificare le loro creazioni ed a ripiegare su una produzione più semplice, principalmente di uso quotidiano, abbandonando il fasto e la ricercatezza delle maioliche del secolo precedente. La scoperta di un sesto colore, il rosso, che va ad aggiungersi ai cinque colori che storicamente componevano la tavolozza castellana a partire dal 1500 (blu, verde, manganese, giallo e arancio), arricchisce e dona nuova linfa alla maiolica del piccolo borgo. Il rosso, denominato “a terzo fuoco” o “rosso Fuina”, dal nome dell’artista che per primo lo utilizzò, riuscì così a traghettare la ceramica castellana verso l’uscita dalla crisi, a cui contribuì, all’inizio del XX secolo, l’istituzione della Regia Scuola d’Arte, poi divenuta Liceo Artistico, nata nel 1906 appunto con l’intento di promuovere la tradizione del passato e lo studio della ceramica tradizionale, per portare i giovani verso il futuro.