Tra le tante denominazioni con cui nel tempo è stata indicata Isola, quali “Il Castello dell’Isola”, “Isola della Valle”, “La Perla del Gran Sasso”, “Il Paese dove il sole sorge due volte”, c’è anche il “Paese dei Motti”; quest’ultimo perché all’interno del centro storico, sugli architravi in pietra di molte porte e finestre, figurano delle iscrizioni in latino dal suggestivo sapore biblico e popolaresco.
Alcuni esempi che si possono leggere su alcuni palazzetti cinquecenteschi di Piazza Marconi: Neutri fortunae; Bonitate fecisti cum servo tuo Domine; Melius mori quam fedari; Non solum nobis sed et Patriae et Posteris.
Altri motti sulle finestre di un palazzetto rinascimentale di Largo Corte: Quod rubigo ferro hoc livor homini; Quod index auro hoc aurum homini. Architrave con motto: ‘Amicum Esse Licet sed usque ad aras’ In via Nicolò e in Largo Torrione: Amicum Esse Licet sed usque ad aras; Beati qui abitant in domo tua domine.
I motti che seguono si leggevano negli anni trenta su un palazzo diroccato, in completa e desolante rovina, già sede comunale – e prima ancora abitazione dei Mendoza – che oggi purtroppo ha fatto posto a Piazza Marconi: Incertum est quo loco mors te aspectat; Virtutis laus in actionibus consistit; Viro pro divitiis honos.