Isola del Gran sasso - Madonna della Spina - Castelli
Isola del Gran Sasso - Madonna della Spina - Castello di Pagliara
Livello di difficoltà
- T Turistico
- E Escursionistico
- EE per Escursionisti Esperti
- EEA per Escursionisti Esperti, con Attrezzature
Adatto a piedi
Adatto in Mountain Bike
- Altitudine minima
- 403 m
- Distanza totale
- 5.07 km
- Altitudine massima
- 963 m
- Tempo totale
- 2h 25m 02s
- Dislivello totale
- 620 m
- Punti di interesse
- 0
- Perdita di quota totale
- 59 m
- Punti del percorso
- 237
- Velocità massima
- 0.6 m/s
- Indicazioni stradali
- 0
- Velocità media
- 0.58 m/s
Scheda Tecnica
Difficoltà | E (escursionistico) |
Impegno Fisico | * |
Bellezza | **** |
Segnaletica | CAI Bianco/Rosso |
Quota di partenza | 403m s.l.m |
Quota di arrivo | 963m s.l.m |
Dislivello positivo | 620+ |
Dislivello negativo | 59- |
km | 5,07 |
Tempo di percorrenza | 2h25m Andata |
Rete telefonica | Sempre presente |
Fonti di acqua | no |
Punti di appoggio (rifugi o bivacchi) | no |
Adatto per famiglie | si |
Periodo consigliato | Primavera-Autunno |
Descrizione
Una bellissima escursione di alto valore naturalistico, storico e religioso, che da Isola si sviluppa fino a raggiungere i ruderi del Castello di Pagliara, e poi riscendere per la vallata alta dell’alto Ruzzo, passando per l’Eremo di Fratta Grande, Pretara, Santa Lucia e di nuovo Isola.
Si parte da Largo Madonna delle Grazie (420 mt.) zona edicola e, superato il ponte sul fiume Ruzzo, si imbocca a destra per il Borghetto Trasatti. Si continua per 200 mt fino ad incontrare l’imbocco di una salita a destra, un cartello in legno del CAI/Parco che indica di proseguire a sinistra per il sentiero CAI 236.
Percorso circa 1 km. si arriva ad un bivio che separa il Colle Roviglia da Colle Verrocchio e qui vi troviamo i ruderi della chiesetta della Madonna della Spina (630 mt)
Continuando a salire a destra non si lascia mai il sentiero ben marcato e si arriva al Colle della Forcellina (750 mt.). Qui il sentiero diventa CAI 237, ci si inoltra nel bosco fino alla zona Vicenne che presenta ruderi di antichi agglomerati abitativi, quindi il sentiero culmina su un’apertura di insuperabile bellezza paesaggistica sui monti, mentre verso est la veduta spazia sulle colline Aprutine e sul mare Adriatico. Da qui si continua sul sentiero CAI 237 fino ad arrivare ai ruderi del Castello di Pagliara (980mt.) il tutto in circa 2 ore e 30 minuti.
Purtroppo il tempo e le avversità atmosferiche hanno agito in maniera deteriorante sulle mura di cinta e ai torrioni del Castello, che ogni anno presentano sempre meno i segni e la parvenza dello storico passato, al centro dell’area del Castello è rimasta ancora in piedi la chiesa di Santa Maria, dove è custodita la statua della Madonna.
Ripartendo dal Castello di Pagliara si discende in direzione della Strada Provinciale 39 B, che collega i comuni di Isola e Castelli, e in 30 minuti si arriva località denominata Lago di Pagliara (850 mt), importante snodo escursionistico di sentieri quali il Sentiero Italia, il Sentiero dei Quattro Vadi, e degli itinerari per il Monte Prena e il Vado Ferruccio.
Si continua per sulla Strada Provinciale, direzione Pretara, e passato il bivio della Strada del Ruzzo a circa km.1,2 si imbocca a destra un sentiero ben largo denominato della Fonte dei Proveti,(716 mt). Lungo il sentiero possiamo ammirare La Castagna, un secolare esemplare di albero di castagno dalla circonferenza di oltre 4 mt. Poi di nuovo sulla SP 39 B.
Attraversata la strada si riprende il sentiero che scende verso il dismesso Vivaio Forestale “Feliciti” (605 mt.) e, una volta fiancheggiato, si continua a discendere in direzione Pretara. Dopo circa 300 mt di strada si incontra sulla destra l’Eremo di Fratta Grande (580 mt), costruito da Frà Nicola Torretta, un personaggio singolare, nato a Picciano di Penne nel 1803 e morto nell’eremo medesimo nel 1886. Benvoluto da tutti, realizzò questa minuscola chiesa incastonata sotto un incombente roccione, era il romitorio di quest’ultimo eremita del Gran Sasso. Tra i suoi capolavori vi furono molte chiese restaurate nella Vallata del Gran Sasso, tra cui anche la chiesa di Santa Maria di Pagliara nel 1825. Da quel tempo, una funzione religiosa nella piccola chiesa dell’Eremo di Fratta Grande si svolge la Domenica delle Palme, in quanto ci viene svolta la Santa Messa con la distribuzione delle palme benedette ai fedeli presenti.
Continuando la discesa si arriva a Pretara (540 mt), e riprendendo il corso d’acqua sulla destra si percorre il sentiero CAI 117 che costeggia tutto il fiume, fino a superare prima l’abitato Cipollone (490 mt.) e poi oltrepassato il fiume Ruzzo si approssima Villa Piano (470 mt.) prima, e dopo 500 metri si arriva a Santa Lucia (450 mt) che presenta la storica chiesa del 1450, dall’alto valore Storico/Artistico/Religioso, dalla quale in 10 minuti si ritorna dritti a Isola, al punto di partenza.
Punti di Interesse
Castello di Pagliara
Pagliara è l’altura situata a Sud-Est di Isola del Gran Sasso, in cui è collocato il Castello omonimo, ora diruto. La famiglia dei conti di Pagliara, che dette illustri personaggi all’antico Regno di Napoli, vi abitò per diversi secoli: Dal Catalogus Baronum (1150 – 1168), risulta che Oderisio di Collepietro possiede Palearia.
Nel 1248 Innocenzo conferma a Gualtiero de Palearia, conte di Manoppello il possesso dei beni avuti dal re di Sicilia. Dal principio del XVIII° secolo i pochi villaggi raccolti sotto il nome di Pagliara fanno parte del comune di Isola del Gran Sasso. Della famiglia, veramente di origine pennese, esiste nell’archivio vescovile di Teramo, una nomina, del 1774, dell’ultima marchesa della Valle, che reca anche il titolo di “comitissa Paleareae ”: eredi ne sono i Caracciolo, principi di Torella, nello scorcio del secolo XVIII°.
Oggi del Castello rimangono solo pochi resti delle strutture medievali, costituite da grossi blocchi calcarei irregolari connessi da malta. Vi sono tracce di bastioni circolari, frutto di rifacimenti forse cinquecenteschi. Dove le mura raggiungono un’altezza di circa due metri si vedono le imposte di crociere. Il castello possedeva uno schema allungato, a cannocchiale, condizionato dall’andamento dell’altura su cui era stato costruito. Tra i ruderi è visibile la chiesetta di Santa Maria di Pagliara (XII° sec.) che presenta una muratura in pietra e malta coperta da un intonaco a superficie rustica, e una copertura a struttura lignea ad un solo spiovente. Nella prima domenica dopo Pasqua la chiesetta è meta di una festa religiosa molto sentita. E’ una graziosa chiesetta a stanza rettangolare e tetto a spiovente unico. In facciata si alza un piccolo campanile a vela per una campana, attualmente custodita all’interno della chiesa. Su di essa si legge Fusa in Loreto Aprutino – 1874 - Marcello Della Noce.
La costruzione del castello risalirebbe al IX secolo, mentre della chiesetta, seppure probabilmente coeva del castello, si hanno le prime notizie nel 1324, ed il suo nome originario era "Sancte Marie de Paliaria”. Ricostruita a partire dal 1825 da fra’ Nicola Torretta, l’ultimo eremita del Gran Sasso che dimorò a lungo nel eremo di Frattagrande, è composta di due stanze, di cui una più grande propriamente destinata al culto, ed una decisamente più piccola, aggiunta da fra’ Nicola per poterci abitare. L’accesso è sul lato corto che guarda verso Nord ed è facilitato dalla presenza di alcuni rozzi gradini.
Eremo di Fratta Grande
l'eremo di Fratta Grande di Pretara, conosciuto anche come Eremo di Fra’ Nicola fu costruito dall'ultimo Eremita del Gran Sasso. Si erge, appoggiato ad un banco roccioso lungo il corso del torrente Ruzzo, nella frazione di Pretara, a Isola del Gran Sasso (Te). Una semplice scalinata conduce all'ingresso che immette in uno stretto corridoio attraverso il quale si raggiunge il luogo di culto.
La chiesa, di piccole dimensioni, ha una cappella sul fondo e due laterali, ognuna con proprio altare; in quella di destra si conserva la raffigurazione di San Francesco di Paola, di cui Fra’ Nicola era molto devoto tanto da cercare di imitarne la dura vita eremitica, mentre in quella di sinistra vi sono alloggiate statuette in terracotta alte circa 50 cm. Sulla parete destra, dietro l'altare, si apre un grosso vano in cui si conservano i pochi resti della struttura e degli scenari del presepe costruito dal frate eremitico. Sempre sul lato destro, vicino ad un armadio a vetro, una piccola porticina conduce all'ultimo ambiente, di forma triangolare, dove c'erano il chiostro e la piccola stanza in cui Fra’ Nicola trascorse gli ultimi anni della sua vita in meditazione. In una nicchia si conservano i resti di un organo a mantice, realizzato proprio dall'eremita. Di fronte alla chiesa c'è una piccola grotta con una modesta croce.
Storia e leggende: nel 1986, in occasione del centenario della morte del frate, il Comune di Isola del Gran Sasso ha posto sulla parete rocciosa vicino l'ingresso una lapide con che reca un'incisione: “Ultimo eremita del Gran Sasso”. Fra’ Nicola Torretta era nato a Picciano (Pe) nel 1803. A Castelli (Te), dove la famiglia si era trasferita, Nicola divenne un bravo contadino finchè non venne a conoscenza dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Gesù che evangelizzarono e portavano conforto alle famiglie più povere, abbandonò la casa paterna per seguire una vita ascetica, ma l'abito da monaco gli fu rifiutato per la sua sordità ad un orecchio. Da qui la decisione di diventare eremita laico. Si dedicò al restauro di quattro chiese: Santa Maria a Pagliara, San Cassiano, Santa Colomba e San Nicola di Fano a Corno e, nel 1850, iniziò la costruzione di Fratta Grande. Numerose le visite che Fra Nicola riceveva, spesso da parte di personaggi illustri quali Michetti e Barbella. Le sue spoglie furono tumulate sotto l’organo da lui costruito e poi traslate nella Chiesa parrocchiale di Pretara.
Per chi vuole arrampicare, esplorare le alte quote o affrontare una gita in montagna, consigliamo di farlo in compagnia di una guida locale. Gli accompagnatori di media montagna e le guide alpine sono l'unica figura professionale abilitata all'accompagnamento su terreno di media e d'alta montagna ed all'insegnamento dell'alpinismo ( su ghiaccio e roccia) e dello sci alpinismo.
Le esperte guide e accompagnatori del nostro Gran Sasso, che conoscono il territorio da quando erano ragazzini, vi mostreranno i posti più belli e segreti e sapranno trasmettervi la passione ed il rispetto per la montagna.
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